martedì 30 luglio 2013

L'ispettore Barnaby

Il mio blog è nato ormai diversi anni fa per condividere la mia passione per il punto croce e le arti manuali in genere, con il tempo si è sviluppato modificando ed ampliando i contenuti.
Il primo blog su splinder è andato perso e da quando ho cominciato quello attuale ho sicuramente diradato i post inerenti ai miei ricami, di fatto negli scorsi anni sono stata molto impegnata con i preparativi della casa e del matrimonio ed alcune di voi sanno bene quanto tempo e dedizione richieda un ricamo.
Nell'ultimo periodo l'ago ha ripreso a pieno ritmo la sua attività ed in paese si è già sparsa la voce dei miei lavori, così dopo i bavaglini di cui già vi parlavo ecco finito anche un fiocco nascita.


Alcune vicine mi hanno già anticipato di avere diverse cose da darmi e nel frattempo ho da terminare un canovaccio e la famosa tovaglia a cui praticamente non ho più lavorato, quindi mi metterò d'impegno e cercherò prossimamente di finire tutto in modo da avere un po' di roba da mostrarvi.

Nel frattempo però vi lascio le recensioni dei libri letti durante il nostro soggiorno a Corfù, si tratta di due bei gialli della serie dell'Ispettore Barnaby, che vi consiglio vivamente di portare sotto l'ombrellone.
Qualche anno fa la biblioteca riuscì a procurarmi "Ragnatele d'inganni" primo libro della serie, purtroppo gli anni sono passati senza che riuscissero a procurarmi gli altri due tradotti in italiano.
Devono tradurne altri tre, ma ormai temo non lo facciano perchè queste edizioni risalgono al 2001, chissà poi perchè, conosco molte persone che amano la serie televisiva ed i romanzi meritano tantissimo.

La quiete di Ferne Basset viene rotta da una serie di eventi misteriosi: tutto comincia quando Ann Lawrence, moglie dell'ex vicario, accusa Carlotta, una delle giovani con un passato difficile alle spalle di cui si è preso carico il marito, di averle rubato un paio di orecchini. Carlotta, sconvolta, fugge inseguita da Ann. Arrivate sul ponte del villaggio, la discussione degenera e Carlotta cade nel fiume. Alla scena assiste Charlie Leathers che, avendo udito la ragazza gridare: "Non spingere!" decide di ricattare Ann chiedendole dei soldi. Tuttavia, il giorno successivo al pagamento dell'estorsione, l'ispettore Barnaby - che si sta preparando a festeggiare le nozze d'argento - viene messo al corrente che Charlie è stato strangolato e il suo cane, Candy, picchiato a morte. Frattanto Ann riceve un'altra lettera ricattatoria: questa volta decide di non pagare. Ma mentre si reca in banca a restituire i soldi, viene scippata e ridotta in fin di vita. Per scoprire chi ha ucciso Charlie, che cos'è successo a Carlotta e chi ha aggredito Ann, Barnaby e la sua squadra dovranno scavare a fondo in tutti i misteriosi segreti del villaggio. Dove i rapporti tra gli abitanti non sono quelli che sembrano e tutti paiono voler nascondere qualcosa. 


Mentre assiste a una messa in scena amatoriale di "Amadeus", in cui recita sua moglie Joyce, l'ispettore capo Barnaby è testimone dell'orribile morte di uno degli attori sul palco: al rasoio con cui il suo personaggio si deve sgozzare è stato tolto il nastro adesivo che proteggeva la lama. Investigando sull'inquietante delitto, Barnaby porta alla luce le passioni oscure e i risentimenti che si annidano dietro l'apparente giovialità dei membri della compagnia filodrammatica. Pare proprio che fossero in molti ad avere un movente per compiere il crimine, a partire dall'esacerbata ex moglie della vittima per arrivare ad amanti segrete e colleghi gelosi. Caroline Graham, lei stessa ex attrice, restituisce in questo libro un ritratto garbatamente spietato del sottomondo del teatro di provincia.

L'autrice mette in evidenza il carattere e le dinamiche tra i personaggi, tanto che l'omicidio ha quasi un ruolo marginale.
Addirittura nel secondo romanzo l'assassinio non viene compiuto fino alla metà del racconto, così che il lettore avrà un doppio compito, capire chi sarà appunto l'omicida e di capire chi verrà assassinato.
Le atmosfere sono quelle cupe dei villaggi inglesi che non si discostano da quelle della serie televisiva ed anche i personaggi sono molto simili seppur con qualche piccola differenza.

domenica 21 luglio 2013

Un dolce segreto di primavera

Lo avevo previsto non sono riuscita ad aggiornare il blog prima della partenza, purtroppo ci sono sempre un sacco di cose da fare ed il blog ne risente, avevo pronto questo post già da tempo, ma alla fine non sono riuscita a rileggerlo prima di oggi, così ecco la recensione di una lettura pre vacanziera.


È stata una di quelle giornate. Il turno in ospedale all'alba, quattro bambini urlanti che litigano per il computer, un marito latitante ancora in ufficio, la cena da preparare. E fra mezz'ora Eva deve essere al ristorante Le Jardin, dalle sue "amiche del martedì", per il loro imperdibile appuntamento mensile. In sedici anni ne hanno passate di tutti i colori: l'irrequieta Kiki è diventata una neomamma disoccupata; l'angelica Judith, infelicemente single, ha iniziato a lavorare come cameriera; l'imperturbabile Caroline, separata dal marito, è un avvocato sempre più richiesto e l'impeccabile Estelle farebbe di tutto pur di entrare nel suo nuovo completo di Chanel per il gran gala del circolo di golf. La consueta gita annuale è ormai alle porte: una settimana di "ritiro spirituale" al castello di Achenkirch. Sette giorni senza telefono, senza internet, senza mariti, senza beghe familiari, senza impegni lavorativi e senza cibo. Digiuno e astinenza, disciplina e sacrifici, che mettono le inseparabili amiche di fronte a nuove, profonde incomprensioni. La sfida più grande, però, tocca a Eva, intenzionata a trovare in quel luogo sperduto la risposta che cerca da una vita: chi è il suo vero padre? 

Forse ricorderete che della stessa autrice avevo già recensito "La quinta costellazione del cuore", questo romanzo presenta gli stessi personaggi, è praticamente un seguito del precedente anche se la vicenda è autoconclusiva.
Per la verità questo libro non mi ha entusiasmata, ripetitive senza nulla aggiungere a quanto scritto in precedenza sono le descrizioni dei personaggi, pieno di stereotipi... "la supermamma", "La gran dama", "l'avvocato", vengono usati troppo spesso al posto del nome propio di persona e la cosa mi ha infastidita parecchio. 
Si lo stile è fluido, bella la trama, ma anche questo romanzo  dalla bella copertina non mi ha conquistata, voi che ne dite, lo avete letto? se vi capiterà di portarlo con voi in spiaggia fatemi sapere che ne pensate.
Prossimamente ho un po' di crocette da mostrarvi, anche queste con il dovuto ritardo, altri 3 libri e poi qualche immagine dalla spiaggia; posso farcela? Certo il caldo non aiuta.
Alla prossima allora e fatemi sapere cosa porterete sotto l'ombrellone.

mercoledì 3 luglio 2013

Because we can

Ok non so bene da dove cominciare questo post che probabilmente sarà anche l'ultimo prima di partire per il mare; così mi limiterò a scrivere e vedremo  dove le parole mi porteranno.
Sabato scorso è stata la gran serata del concerto dei Bon Jovi, il gruppo rock che seguo da sempre e Jon Bon Jovi è l' uomo dei miei sogni da tutta la vita.
Definirla una serata emozionante è dir poco,  lo stadio di S. Siro era pieno non solo di persone, ma anche di energia, i 30 anni di carriera, i 51 anni sulle spalle del leader e la mancanza di Richie Sambora non si sono propio sentite, più di tre ore di concerto ed oggi come ieri la musica della band del New Jersy  trascina, esalta ed emoziona.


Gli ingredienti sono quelli di sempre, ritornelli orecchiabili ed una serata che parte subito alla grande con un brano tratto dal nuovo album "That's what the water made me",  per proseguire con una sfilza di classici "You give love a bad name", "born to be my baby"  e "Raise your hands" , un tris d'assi che ha infiammato lo stadio.
Tutti cantavano, saltavano alzando le braccia al cielo, anche mio marito che non è un fan come lo sono io e non conosce tutte le canzoni si è lasciato trascinare dall'entusiasmo e la mattina dopo cantava solo soletto in soggiorno e convinto che io non lo sentissi "Livin'on a prayer"; altro brano storico.


Le foto che vedete le ha scattate lui ed ammetto che è stato propio bravo perchè tra la confusione, Jon che si muoveva per tutto il tempo e gli effetti speciali sul palco è stato veramente difficile mettere a fuoco e scattare.
Noi ci trovavamo nel golden circle, subito dietro al diemond più vicino al palco, però nel mezzo c'era una passerella su cui Jon è venuto a cantare "Bad medicine" e qui il delirio... noi eravamo ad un metro da lui ed il sogno della mia vita si è avverato, gente è bellissimo!!!


Il top della serata è stato però il momento della coreografia.
Arrivati nel nostro settore ci hanno consegnato dei foglietti con le istruzioni e delle bandierine dell'italia da aprire e alzare al momento in cui Jon avrebbe presentato il pezzo che dà il titolo al tour "Because we can".
Al primo anello hanno creato la bandiera americana, ed al secondo e terzo la scritta "Bon  Jovi four ever", al centro della curva uno striscione enorme che riportava le date storiche a cui hanno partecipato con i concerti, per citarne alcune, il crollo del muro di Berlino, l'addio a Madre Teresa, l'insediamento di Obama; per concludere con 2013 "Because we can".
Ha iniziato il pezzo ma ad un certo punto ha fatto segno alla band di interrompere, si è commosso e per riprendersi gli ci è voluto qualche minuto, ha ricominciato il brano da capo ed alla fine ha ringraziato.
Una serata che porterà sempre nel cuore e noi con lui, non dimenticheremo mai i brani che non erano in scaletta, ma che hanno fatto per ringraziare il loro pubblico.
La stessa coreografia si è ripresentata con "Wanted dead or alive" con uno stadio illuminato a giorno; insomma noi italiani abbiamo molti, anzi moltissimi difetti, ma in quanto a calore ne abbiamo da vendere.
Non mi dilungherò con la scaletta dei brani, posso solo invitarvi a venire a vederli la prossima volta che saranno in Italia (pensateci con largo anticipo perchè i biglietti vanno a ruba).